mercoledì 23 febbraio 2011

LA FAMIGLIA DI HELENA, a volte con H a volte senza

Per ascoltare e scaricare il podcast di "La Famiglia di Helena.A volte con H e a volte senza" andato in onda su Radio Kairos con la voce di Carla Vitantonio,copiate questo indirizzo.

http://lucelucilla.podomatic.com/entry/2011-02-22T14_10_28-08_00


Testo:


Villalbino è un minuscolo paese fra la Galizia e la Castilla, nel nord della Spagna, di quei paesini che ancora d'inverno rimangono isolati dal resto del mondo per via della neve. In uno dei boschi che la circondano, nel pieno della stagione delle castagne che legittima il resto della vita del paese, nacque a metà degli anni quaranta l'amore che dà origine alla nostra storia: quello fra la giovane Balbina ed il non più così giovane Daniel. Lei buona e cattolica, lui cattolico e fascista.

Balbina e Daniel ebbero, tra la fine degli anni '40 e l'inizio dei '50, quattro figli: Elena, la più vecchia, seguita dai gemelli Daniel e Jesùs e infine dalla piccola Maria Victoria. Daniel non ha compiuto gesta degna delle nostre cronache, quanto a Jesùs sappiamo solo che cadde in bici a otto anni, battè la fronte, andò a dormire con la testa dolorante e non si svegliò mai più.

Della maggiore, Elena, bisogna sapere che si fidanzò e si sposò per corrispondenza con il figlio meglio riuscito di una famiglia notabile del paese. Il tizio era partito anni prima per Valencia dove ora lavorava come ingegnere: è questo un dettaglio importante per il futuro di quella che per ora ci interessa davvero, la piccola Maria Victoria, a cui suo padre, sebbene cattolico e fascista, impedì di far subito la suora, come lei sognava sin da bambina, poiché pretendeva che prima si laureasse in lettere, come aveva fatto lui prima di diventare Il Maestro dell'unica scuola di Villablino. La mandò quindi a studiare dall'altra parte del paese, a Valencia, a casa della figlia maggiore già felicemente maritata.

La piccola Maria Victoria in realtà avrebbe preferito medicina, per essere spedita, a voti fatti, missionaria in Africa; fu così che studiò contemporaneamente per essere medico e professoressa, e quando fu il momento iniziò il tirocinio all'ospedale di Valencia.

Entriamo ora nel vivo dei fatti. Maria Victoria in corsia conosce la pasionaria Maria del Carmen, soprannominata “la Rossa”: sono gli ultimi anni del franchismo, si vive il fermento di una transizione ormai prossima, ma non per questo darsi da fare contro la dittatura è cosa immune da rischi.

Eppure anche Maria Victoria si convince che bisogna farlo. Sulla scia dell'amica entra prima nel sindacato, poi nella JOC, la gioventù operaia cattolica, dalla quale poi passa a un gruppo clandestino di sabotaggio diretto, in cui adotta il nome di battaglia di Paloma, colomba. Si racconta di lei che fosse la più spericolata, ma anche la più scaltra quando si trattava di togliersi d’impiccio.

Intanto le riunioni della Gioventù Cattolica, nonostante siano di base cattolica o forse proprio per questo, danno origine a passioni carnali travolgenti. Una è quella tra la nostra Maria Victoria e lo schivo Francisco, detto Paco,il fratello della sua amica Maria del Carmen. Un'altra esplode tra la stessa Maria del Carmen e il prete Gabriel, una relazione già ampiamente consumata quando Gabriel celebra il matrimonio tra Maria Victoria e il suo futuro cognato, Paco.

E’ doverosa quindi una parentesi su Gabriel, che alla fine, per i nostri sospiri sollevati e un po’ invidiosi, lascia le vesti per sposare Maria del Carmen e, non contento, finisce anche per diventare un anticlericale convinto, in barba ai suoi genitori che ancor'oggi, trent'anni dopo, non perdonano a Maria del Carmen di averlo fatto uscire di senno e dagli abiti monastici. Abiti che d’altra parte Gabriel ritira fuori dall’armadio solo per carnevale e per far ridere il figlio Guillermino: tant’è che all'inizio degli anni '80 il padre di Gabriel porta il nipotino ad assistere alla visita del Papa a Valencia, e se lo carica sulle spalle per fargli vedere meglio la sfilata di Santo Padre e annessi. Se non che, vedendoli, il piccolo li indica gridando: “ Vestiti come papà!Vestiti come papà!”, e il nonno è costretto a rimetterlo a terra cercando di farlo tacere mentre la folla attorno li osserva incuriosita.

A differenza del solidissimo matrimonio tra l'ex prete Gabriel e la Rossa Maria del Carmen, quello tra Paco e Maria Victoria finisce una decina di anni dopo essere stato celebrato. Fra i due litiganti, c'è la nostra testimone dei fatti, la piccola Helena, talvolta con H talvolta senza, con grandi occhioni neri e una voglia a forma di Africa sulla coscia sinistra, venuta al mondo per quella volta che Maria Victoria aveva dimenticato la pillola nella concitazione delle manifestazioni per il ritorno alla democrazia, nel '73.

Grazie democrazia in Spagna, vera o presunta come tutte le democrazie, per averci dato Helena, che trentacinque anni dopo mi racconta la storia della sua famiglia guidando una Volkwagen Chico nel Limpopo Sudafricano, sulle tracce della Regina della Pioggia. Io, lei e il suo fidanzato Joan ci siamo da poco conosciuti a Maputo, in Mozambico, per seguire da pseudo-giornalisti militanti una Conferenza Mondiale di movimenti contadini. Quasi subito è venuto fuori che quasi un anno prima Joan, senza ancora conoscermi di persona, mi aveva scritto per chiedermi un articolo per un giornale di Barcellona- la Directa- avvertito delle mie scorribande in Paraguay da un altro giornale di movimento spagnolo, il Diagonal. Ed eccoci lì a conoscerci a quattr’occhi, in Africa e per caso, stupefatti dalla piccolezza del mondo, che per quanto si confermi e sottoscriva non smette di stupire; con l’aggiunta impagabile di Helena e della sua macchina fotografica pronta a immortalare frammenti di rivoluzione ovunque se ne presentino. L’inizio di una grande amicizia a tre.

Ma torniamo ai convulsi primi anni di democrazia spagnola. Otto anni dopo la nascita di Helena, Paco e Maria Victoria vivono insieme l'ultima notte di passione: è il 23 febbraio del 1981, l'esercito occupa il Parlamento spagnolo fresco di democrazia e fa sapere che le redini del paese saranno impugnate di lì a poco da un alto carico militare. Il golpe fallirà in poche ore e in nessuna città farà in tempo a scatenare il caos, tranne in quella che ci interessa, Valencia, dove i carri armati invadono le strade facendo temere il peggio. Maria Victoria e Paco, noti militanti di sinistra, caricano in macchina la bambina e per sicurezza decidono di dividersi: lui nascosto in casa di qualche amico insospettabile, lei con Helena verso la Galicia dei suoi genitori. E' una separazione che dura una notte sola, dettata dalla paura, che precederà di poco quella definitiva dettata dalla fine dell'amore (quest'ultima, naturalmente, non è che una supposizione: l’amore finisce da qualche parte? Dove va?).

A parte i doverosi colloqui a causa della bambina, le strade dei due si dividono drasticamente. Paco passerà i successivi sedici anni a parlare male di Maria Victoria, con l'acredine del mollato, nonostante il fatto che appena un anno dopo incontri Maritere, una coetanea che Helena descrive come “la donna più festaiola che io abbia mai conosciuto, capace di mettere al tappeto gente con vent'anni di meno”. Le due resteranno molto legate anche dopo la rottura tra Maritere e Paco, verso la fine degli anni novanta, dieci anni dopo la quale Maritere andrà a trovare Helena a Johannesburg, nella casa luminosa dove lei e Joan hanno ospitato anche me.

Paco, mollato una decina d’anni dopo anche da Maritere, la ripone nel cassetto dell'odio dove fino a quel momento aveva lasciato Maria Victoria. Si convince che resterà solo, compra una casa in campagna e si mette a coltivare le famose arance di Valencia. Nulla gli interessa più, ha smesso da tempo di seguire la politica, tende alla misantropia, è un uomo di cinquant'anni prossimo alla depressione. Probabilmente nessuna donna potrebbe innamorarsi di lui in queste condizioni. Se non una che lo ha amato in tempi migliori, e poi l'ha perso di vista: Mercedes, la sua fidanzatina di quando avevano diciassette anni. Merce viene da un matrimonio finito negli anni in cui Paco amava la festaiola Maritere, ma quando viene a sapere che lui si è separato anche dalla seconda moglie, lo chiama e lo invita a prendere un caffè.

Per un po' è una cauta amicizia. L'amore tra i due tarda a ingranare. Questo almeno è quanto dice lo scettico e stitico Paco parlando con la sua confessora più spietata- l'amore più duraturo, l'amica invincibile: la figlia Helena, che intanto ha ventiquattro anni, e sempre grandi occhioni neri, una voglia sulla coscia sinistra e un amore alle prime armi con la fotografia. Però una volta, quasi sovrappensiero, aggiunge : “Ora mi ha regalato anche un libro, sai...ma non so se lo leggerò, sembra piuttosto lungo”. Che libro è? chiede lei. “ Uno di Marquez...si chiama L'Amore ai Tempi del Colera”.

Helena spalanca gli occhioni, prende fiato, apre la bocca poi la richiude. Alla fine dice solo: “Leggilo in fretta, papà”. Da quel momento smette di preoccuparsi per lui. E ora, sessantenni, Paco e Mercedes coltivano insieme le famose arance di Valencia.

E nel frattempo Maria Victoria, la quasi suora, l'infermiera, la militante, la madre di Helena, che fa? “Sostituisce la passione per la politica con quella per la montagna”, dice la nostra testimone. Ci mette un bel po' a trovarsi un uomo dopo la fine della storia con Paco. Sono già passati diversi anni quando comincia a uscire con un aviatore inglese, ma ci si dedica piuttosto distrattamente, presa dai preparativi della mitica spedizione spagnola sull'Everest del 1992, anno delle controverse Olimpiadi di Barcellona, cui ha deciso di partecipare come medico. Ci rimane due mesi, affidando a chi scende a valle le lettere da spedire via fax alla sedicenne Helena a Valencia. Nelle lettere però non scrive delle vette raggiunte nella travolgente passione esplosa tra lei e Moises, un altro alpinista della spedizione, nove anni più giovane di lei. Quando tornano a casa, all'aviatore inglese viene presto dato il benservito, ma la convivenza con Moisès è rimandata perché ormai siamo in autunno inoltrato e verranno a trascorrere l'inverno nella tiepida Valencia i due Adamo ed Eva di Villablino, Balbina e Daniel, che nonostante siano passati più di dieci anni dalla separazione fra Maria Victoria e Paco, non sono pronti per essere messi a parte della presenza di un nuovo concubino. Così, il povero Moises si trova un lavoro a Valencia ma se ne va in una stanza in affitto, e Maria Victoria ogni sera aspetta che gli anziani genitori vadano a letto per uscire di nascosto e visitarlo fino all'alba. Forse è grazie a questo periodo di adolescente clandestinità che l'amore fra i due dura ancora oggi. “Certo che non ci sono molti uomini che si innamorano e poi rimangono tutta la vita appreso una donna di dieci anni più vecchia” ho detto io a Helena una volta, mentre mi riaccompagnava all'aeroporto di Valencia. Lei ci ha pensato un po', poi ha risposto: “Suppongo che non ci siano molte donne che scalano l'Everest”.

Quella volta in macchina con noi c'era anche Balbina, che io avevo voluto conoscere a tutti i costi dopo averne sentito parlare come della nonna mitica che non si perde una messa da novantatrè anni, a costo di alzarsi e risedersi davanti a quelle trasmesse dalla televisione; eppure va al matrimonio dei vicini gay con una gigantesca torta fatta da lei, la stessa alle castagne che porta quando i due la invitano a pranzo. Balbina vota Partido Popular alle elezioni nazionali per abitudine e fedeltà al marito morto, e Izquierda Unida a quelle locali perché vi è candidato, appunto, uno degli adorati vicini gay. Quasi completamente sorda, dialoga più che altro per intuizione: “Ho conosciuto Serena in Africa” le diceva Helena. “Torni già in Africa?!” gridava allora Balbina. “No, dicevo che Serena l'ho conosciuta in Africa!” “ Beh, anche tu sei una ragazza sveglia, nipote!” e così via.

L'incredibile Balbina. Da quando è rimasta vedova e si è trasferita a Valencia con Maria Victoria e Moises (che adora e difende sempre quando la figlia lo rimprovera di qualcosa), diventa ogni giorno più buona. Gobba a novanta gradi, cucina comunque senza sosta. E' il suo modo di amare: anzichè dire, vi amo, dice, mangiate!

Le ultime notizie che abbiamo di lei è che quest'anno punta a morire. Da qualche tempo perde esattamente cinque chili all'anno, e siccome ora ne pesa trentacinque, gliene resterebbero sette. Ma, dico, una vecchia che muore scomparendo cinque chili all'anno, fino all'ultimo grammo... non c'era già da qualche parte, Garcia Marquez, in questa storia?

mercoledì 16 febbraio 2011

La stagione delle cicogne a Istanbul

Per ascoltare il podcast del mio racconto sulla storia di Demet Demir, intitolato "La stagione delle cicogne a Istanbul" e letto e interpretato da Carla Vitantonio su Radio Kairos all'interno de "I racconti di Lucilla",copiate come indirizzo questo link:

lucelucilla.podomatic.com/entry/2011-02-16T05_03_20-08_00