mercoledì 7 settembre 2011

appunti su Genova

In questi vicol i topi hanno battuto i gatti.
Una meretrice agè, seduta su una seggiola pieghevole da spiaggia, stende i piedi per controllarsi lo smalto e sospira.
Una negoziante colombiana e una cliente ghanese si capiscono sul fatto che chi è rimasto in Patria non capisce quanto sia faticoso il lunario in italia. La ghanese esce dal negozio dopo aver ottenuto uno sconto sulla sporta di burro d'arachidi, cipolle e coriandolo.
Al bar che fa angolo sulla Commenda di Prè un ecuadoriano cerca di dettare la schedina del totocalcio a un ricevitore cinese; le gag di incomprensione fanno ridere tutti gli avventori, e sorridere i due protagonisti.
Nei parrucchieri africani le giovani fresche di tratta incontrano per la prima volta le loro Mamàn.
Sotto i cornicioni, poliziotti in borghese e venditori di notizie succulente aspettano la prossima novità. Un cane sciolto ne incontra uno randagio.
Insegne di macellerie in spagnolo, odore di carne d'agnello stufata e di orata fritta, mucchi di spazzatura e canti evangelici che la domenica mattina prendono il volo da finestre del terzo piano.
Città di bellezza diffusa e di incanto a buon mercato, ma anche di incubi a cielo aperto in cui inciampare alla prima distrazione.
Lavanderia a gettoni dove qualcuno, se potesse, si centrifugherebbe in carne ed ossa; frigoriferi da cui ammiccano succhi di guayaba fosforescenti, saturi di imbrogli dolcissimi.
Un suonatore di violino ungherese, una bambina cinese a cui qualcuno ha messo in mano un'armonica a bocca; un call center battezzato, con desolato ottimismo, euro-bangla.

E in mezzo a tutto questo, e a tutto questo all'ennesima potenza, un fumante cappuccino italiano e un rettangolo di focaccia ligure, e chi lo sorseggia godendosi ogni scampolo di poesia che vede, anche quella che non c'è- meglio tralasciare il fatto che la poesia può anche essere oscura come la notte, e tagliente e spietata. Esserci, c'è sempre.

Una terrazza introdotta da una veranda in stile liberty, una vetrata affumicata verde con riccioli di ferro che copiano le bozze delle nuvole.
Un bagno notturno come non capitava da tempo, per scoprire che quando il mondo emerso finalmente tace o quasi, quello immerso non è affatto silenzioso, ma risuona di bollicine intorno alle orecchie come se si fosse a mollo nello champagne.
E che i poipi, tra tutti gli animali, sono quelli che hanno gli occhi più simili a quelli dell'uomo.